deriva
bastia, corsica, mar tirreno
quaranteseiesima ora senza sonno
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rincorrere le nuvole per disperderle.
l'esperimento funziona, mentre in lontananza i fulmini si dileguano
passi sulla battigia, ogni passo a cancellare le impronte precedenti, portate via dal movimento costante del mare.
scansione realizzata poco dopo il caffe'quindi prese lo stiracapelli e dimostrò tutta la leggerezza dei suoi movimenti,lasciato che una pagina qualunque, in un sito qualunque, reastasse silenziosa e vuota per mesi, senza iummagini, senza testo, solo una piccola dicitura evanescente.evocativa di un poisssibile ritorno alla parola, dopo lunghi anni di silenzio, di non scrivere non parlare non toccare questi piccoli tasti se non, per permettermi di vedere e ascolatre e interessante vedere senza accorgersene neanche, interruppe con l'umido rosso ogni moto di
ossa, scivolando nell'occhio destro di lui ora che le parole che scrivo compaiuono con notevole ritardo sullo schermom e quindi l'iompossibilita' di tornare sullo sritto, e la contemplazione a posteriori degli errori, se ora alzo lo sguardo leggo, non toccare questi.... e il ritaRdo e' scarto e va bene perche' devasta il mio progetto iniziale, e questi pensieri non sono altyro che polvere di memoria colta nel momento stesso che viene a galla come ora.e' strano come la polvere sviluppi sue strategie di riemersione dagli angoli remoti delle case...
lascaito che sulla pagina si posasse la polvere del tempo, delle azioni previste e non compiute, e il generarsi delle azioni quotidiane inaspettate e confuse e quindi l'abitudine e la sua successiva distruzione. come quando finiro' di scrivere tutto questo, e dovro' aspettare per rileggere perche' non compiuto, ma auto compiente, rivedro' compilare i kimiei pensieri che ora ho perso se guardo indietro, lui venne da dietro, con fare sicuro di chi brama ed .ma cosi capita di ritrovare testi perduti nell'ultimo crash del mio pc
stavo sfogliando le pagine in rete di fabio, subito sono andato alle vecchie edizioni di mav
le cinse i fianchi, ma lei si scostò: avvicinandosi ad un tavolo,
allungò le dita verso un oggetto.
metallo.. .. e ne vedro' gli errori di battitura la trascrizione diretta di pensiero e pazrola che ora e' gesto e non suono, ma quello come sappiamao e' un altra cosa, compiuta e inconsistente nell'atto stesso di ascolatere il proprio setsso fluire ne i secondi e diventare polvere noi stessi a p oco a poco l'orrizonte e il suo cielo capovolto si specchiano, e in questo specchio sta il mezzo di questo viaggio, linee trasversali di ricordi e persone, progetti e ninnenanne, luci e suoni intrappolati in un granello che il mio piede assorbe, come fecondazione, e io divento, io sono i luoghi che attraverso, e le ore mancanti al sonno, e in questa violenta lucida veglia, la necessità infinita di volermi solo e non poterlo. se ora convalidassi il post,ora le sue mani di mamma stavano rimboccando dolcemente le coperte, un lenzuolo di morte a
chi ride, le sue mani agili di carta piangevano, perchè gli occhi non
potevano meta' del mio scritto vorrebbe persa, e la stessa cosa che affer,mo in questa frase sarebbe visibile ma non dichiarata, l'agilità felina delle dita nel farlo ruotare, l'equilibrio sospeso e d elegante di ogni suo gesto
ballava volando nell'aria. poi mentre al momento attuale, dichiarata ma non eseguita. lo stira capelli

come quando finiro' di scrivere tutto questo e dovro' aspettare per rileggere il mio passato ora riafforante, che ho ha colto per un attimo e seguito, ogni nostro passo in qualsioasi direzione e' l'apertura di migliaia di possibilita';, di possibili, cosi' come la scrittura non e'altro che un diabolico strumento/esercizio di esaurimento, fino alla dissoluzione di ogni piu' piccolo possibile mondo sensibile fatto di rileggere queste frasi riaperto un varco verso un mondo che era quello dove galleggiavo anni fa

ora cio' che ho scritto minuti fa si compila in automartico, come una clessidrta che lascia scenbdere una lettera al secondo... e dove gli errori, che non correggero', si sedimentano sul foglio, su questa tastiera, che non puliro', intattata, non rapporesentazione di un pensiero, ma unico fluire di un attimo vissuto altrove, non qui di fronte allo schermo, ma a compiere i miei passi per guadarne il fiume, un pollicino marino che segue l'orrizzonte ai suoi fianchi lungo la costa. questa sabbia tornerà all'africa e agli oceani, e negli albergi nelle case, nei sogni e nelle città lontane e senza memoria a testimoniarne il passaggio, mai cessato, di ogni paesaggio in un altro paesaggio. le mie tracce mi scorrono davanti inesorabili, quindi, in atte mo vado a farmi un caffe'
ora che contemplo come in un libro magico che scrive da se' la storia che contiene, e' incredibile vedre quando facevo errori e li correggevo
dei paesaggi lunari che dipingevo, delle colonne sonore per fughe nell'eclissi che componevo, non e' rimasta alcuna traccia, o forse, solo la polvere che si staccava dai dipinti e certi suoni captati chissa' come e chissa' quando, imprigionati in un nastro.
videoinstallzione di dan graham alla biennale del 2003,
era un vecchio lavro degli anni settatanta
si vedeva se stessi ripresi dal riflesso di uno specchioio, a distanza di minuti...
sta venedo su il caffe'
un isola è una zattera di pietra sulla quale navigo per star fermo infine in un punto, avendo questa zattera messo le sue vele di montagne in un altrove, e finchè cammino son fermo, il nomadismo è l'assecondare la posizione in uno spazio sospeso e rimanere fermi agli occhi di sopra.
e ora son fermo, ora solo ora, sparato a folle velocità nel cosmo rotolante
quando tornero', mi rivewdro' e convalidero' il post
non so cosa scriv non so cosa scrissi fino a questo momento, so solo che ho iniziato, e questa
e' la fine